Vitamina D in alte dosi: “Si… può… fare!”
Sin dalla sua scoperta (1920) la vitamina D è stata impiegata nella pratica clinica e alte dosi sono state somministrate nel 1930 e 1940 per il trattamento di asma (60.000-300.000 UI al giorno), artrite reumatoide (200.000-600.000 UI per giono) e tubercolosi (100.000-150.000 UI per giorno), ma la comparsa di ipercalcemia clinicamente significativa spesso esitava con la morte dei pazienti.
In un lavoro di recentissima pubblicazione si è voluto valutare se la somministrazione di alte dosi di vitamina D (60.000 UI al giorno) per un lungo periodo di tempo (2009-2016) potesse causare segni di tossicitĂ . 3 adulti di cui 1 asmatico prendevano dosi crescenti di vitamina D fino alla dose di 60000 UI. Tutti i partecipanti concludevano il periodo di studio e nessuno manifestava segni di tossicitĂ , calcemia, albuminemia e PTH risultavano nei parametri di normalitĂ , mentre la 25OH vit. D aumentava oltre i 100 ng/ml in tutti 3 i soggetti ed in 1 superava la soglia dei 200 ng/ml. Asma, psoriasi, sclerosi multipla, artrite reumatoide, crohn, malattie cardiovascolari, diabete, epilessia, malattie neurodegenerative come alzheimer e parkinson.’s, oltre che a rachitismo, osteomalacia e infezioni sono strettamente legate all’efficacia della somministrazione della vitamina D. Purtroppo questa relazione è stata spesso ignorata o dimenticata dalla classe medica. I dati presentati in questo lavoro sostengono che alte dosi di vitamina D sono sicuri anche se la 25OH vit. D supera i valori di 200 ng/ml.