La vitamina del sole, una risorsa preziosa.
VITAMINA D: IL RUOLO NELLE MALATTIE AUTOIMMUNI
Numerose evidenze attestano l’efficacia della vitamina D nel trattamento e nella regressione delle malattie autoimmuni. In questi ultimi anni la comunità scientifica ha cercato di spiegare il ruolo della vitamina D nella regolazione del sistema immunitario.
La vitamina D è nota anche come la vitamina del sole, perché grazie al sole il nostro corpo è in grado di produrla in grande quantità e utilizzarla in modo efficace.
Anche se gli effetti classici conosciuti di tale sostanza riguardano principalmente la salute delle nostre ossa, mantenendo i normali livelli di calcio e fosforo e favorendo la formazione ossea, recentemente la ricerca ha evidenziato che la vitamina D è in grado di svolgere numerose altre funzioni, come ad esempio regolare l’attività immunitaria, prevenire le malattie cardiovascolari, regolare la crescita cellulare, compresa quella tumorale, e molte altre ancora.
Anche se le fonti di approvvigionamento sono l’esposizione solare e l’alimentazione, la possibilità di incorrere in un deficit è molto frequente e i soggetti a maggior rischio sono coloro che trascorrono più tempo al chiuso come anziani e bambini.
Esponendo al sole braccia e gambe per circa 20-30 minuti, soprattutto nei mesi più caldi, è possibile produrre alte quantità di vitamina (10.000 UI) importanti per il normale funzionamento del nostro organismo.
5 ALLEATI PER SVARIATE PATOLOGIE
UN ORMONE NON UNA VITAMINA
La vitamina D o meglio le vitamine D sono un gruppo di sostanze liposolubili costituito da 5 diverse vitamine.
Le forme più importanti per il nostro organismo sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) presente nel mondo vegetale e la vitamina D3 (colecalciferolo) presente solo negli organismi animali;
entrambe svolgono attività biologiche molto simili, ma sono biologicamente non attive, possono essere assunte con la dieta ma la quota più preponderante deriva dalla conversione del 7-deidrocolesterolo (o provitamina D) presente a livello cutaneo dopo esposizione ai raggi ultravioletti (UVB).
L’azione della vitamina D è da attribuire al suo metabolita attivo ossia l’1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)2D3] o calcitriolo, che si forma a seguito di processi enzimatici (idrossilasi) che hanno luogo il primo a livello epatico, il secondo a livello renale.
La sua produzione è strettamente legata ai livelli plasmatici di paratormone (PTH), calcio e fosforo. L’azione della vitamina D è di cosi ampia portata che deve essere identificata come un vero e proprio ormone in quanto coinvolta sia direttamente che indirettamente nella funzione di almeno 2776 geni, cioè circa il 10% del genoma umano. La vitamina D attiva si lega ad uno specifico recettore cellulare (VDR) e attraverso questo esplica la sua azione. Questo recettore membro della superfamiglia dei recettori steroidei non si trova localizzato solo nei siti normalmente conosciuti quali il tessuto osseo e muscolare, ma anche in numerosi tessuti extra-scheletrici come il colon, la prostata, la mammella, il pancreas, la placenta e la cute. In questi tessuti le cellule possiedono il corredo enzimatico in grado di produrre l’ormone attivo in loco; questa vitamina D non partecipa alla regolazione del metabolismo del calcio, ma sembra agire nei meccanismi di regolazione della crescita cellulare, compresa quella tumorale (prostata, mammella, colon), nella regolazione del sistema immunitario (psoriasi), nelle malattie cardiovascolari e nel diabete.
La vitamina che modula il sistema immune
VITAMINA D E SISTEMA IMMUNE
La vitamina D modula il sistema immune attraverso il suo recettore (VDR) presente in quasi tutte le cellule, tra cui linfociti T attivati (CD4 e CD8), linfociti B, cellule presentanti l’antigene (APC), cellule dendritiche (DC) e macrofagi.
L’azione si esplica sia sul sistema immune innato che su quello acquisito.
L’immunità innata è la prima barriera difensiva verso i microorganismi patogeni rappresentati dai batteri, virus, protozoi e funghi e l’effetto della vitamina D è quello di potenziare il sistema attraverso l’attivazione di specifici recettori di membrana Toll-Like Receptor (TLR) deputati al riconoscimento dei patogeni presenti sulle cellule del nostro organismo (intestino, polmone, vescica, cute).
L’attivazione di questo recettore porta alla produzione di sostanze (citochine e peptidi) in grado di esplicare azione antimicrobica e apoptosica.
Sul sistema immune acquisito la vitamina D svolge azione sia diretta che indiretta di regolazione delle citochine determinanti la differenziazione cellulare (linfociti T); in particolare essa blocca la linea linfocitaria Th1 e quindi blocca la produzione di interferone (IFN-y) e interleuchina (IL12), mentre promuove la risposta Th2 aumentando la produzione di citochine quali IL4, IL5 e IL10.
Inoltre la vitamina D agisce su una nuova linea cellulare linfocitaria la Th17, individuata in questi ultimi anni, che coinvolge sia l’autoimmunità organo specifica che il mantenimento dell’infiammazione.
Il rapporto tra deficit di vitamina D e malattie autoimmuni
VITAMINA D E MALATTIE AUTOIMMUNI
Numerosi studi osservazionali hanno evidenziato un rapporto tra deficit di vitamina D e malattie autoimmuni come il diabete mellito tipo 1, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, la psoriasi, il lupus eritematoso sistemico. E’ stato dimostrato che la vitamina D e i suoi analoghi possono prevenire lo sviluppo di malattie autoimmuni. In diversi modelli animali la supplementazione di vitamina D è risultata essere efficace, come nell’encefalomielite allergica, nell’artrite collagene-indotta, nel diabete tipo 1, nella tiroidite di hashimoto, nella malattia infiammatoria intestinale e nel LES (lupus eritematoso sistemico). Tra le malattie autoimmuni la sclerosi multipla è quella più debilitante. Caratteristica della malattia è la comparsa di lesioni a carico del sistema nervoso centrale con perdita di mielina in più aree dello stesso. La demielinizzazione causa l’incapacità di trasmettere l’impulso dal sistema nervoso ai muscoli. I sintomi della malattia possono essere quindi diversi a seconda della localizzazione della lesione sclerotica e in uno stesso individuo si possono ripetere in maniera più frequente. Tra i più ricorrenti si hanno: disturbi visi, disturbi della sensibilità , fatica e debolezza. Alcuni studi oltre ad aver dimostrato l’associazione tra carenza di vitamina D e sclerosi multipla, hanno evidenziato come la somministrazione di alte dosi giornaliere di vitamina D preveniva lo sviluppo della malattia e una riduzione della percentuale di recidive. Un lavoro di recente pubblicazione (caso report) su un paziente affetto da Miastenia gravis, altissime dosi di vitamina (80.000-120.000 UI al giorno) ha bloccato il decorso della malattia fino alla completa remissione.
Il dr Coimbra ricercatore brasiliano da alcuni anni utilizza alti dosaggi di vitamina D per trattare pazienti con sclerosi multipla, malattia di chron, vitiligine e psoriasi. In un suo lavoro pubblicato nel 2013 la somministrazione di 35.000 UI di vitamina D su pazienti affetti da psoriasi e vitiligine ha riscontrato un netto miglioramento del quadro clinico e sintomatologico.
In conclusione numerose sono le evidenze cliniche e sperimentali che dimostrano una associazione tra carenza di vitamina D e prevalenza delle malattie autoimmuni. E’ stato altresì evidenziato che la supplementazione di vitamina D gioca un ruolo nella prevenzione e nella riduzione delle malattie autoimmuni. Sulla base di questi riscontri mantenere livelli alti di vitamina D oltre i 30 ng/ml, in pazienti con malattie autoimmuni è altamente raccomandato. Tuttavia altri studi sono necessari per definire meglio la relazione tra sistema immune e vitamina D.